27 Ago Alzheimer e prevenzione
La demenza di Alzheimer colpisce nel mondo una persona ogni tre secondi. Chi è malato non lo sa, non se ne accorge, i sintomi appaiono solo dopo 15 – 20 anni, quando la patologia ha devastato gran parte del patrimonio neuronale.
L’Alzheimer è la forma più comune di demenza dopo i 65 anni di età, in Italia vi sono circa 900.000 persone malate e l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che i malati raddoppieranno nel giro di venti anni. A causa dell’alta prevalenza la demenza di Alzheimer rappresenta una delle maggiori emergenze socio sanitarie con notevole impatto non solo sul sistema sanitario ma anche su intere famiglie che si prendono cura di questi pazienti.
La causa all’origine dell’Alzheimer sembra essere legata all’alterazione del metabolismo di una proteina, la proteina precursore della beta amiloide che, per ragioni ancora non conosciute, a un certo punto nella vita di alcune persone inizia a venire metabolizzata in modo alterato portando alla formazione di una sostanza neurotossica, la beta amiloide, che si accumula lentamente nel cervello portando a morte neuronale.
La malattia è caratterizzata da una perdita progressiva delle funzioni cognitive di entità tale da interferire con le attività sociali e lavorative del paziente.
Nella fase iniziale si riscontrano sintomi quali lieve perdita della memoria, perdita d’interesse e di iniziativa, nelle fasi intermedie si può verificare una difficoltà nel riconoscere gli ambienti fino ad arrivare, purtroppo, nelle fasi più avanzate all’incapacità di esprimersi e di riconoscere i familiari, a incontinenza urinaria e fecale e al rischio di complicanze polmonari.
Fare prevenzione adottando corretti stili di vita è fondamentale in questa patologia per la quale non esistono cure.
Alzheimer e Diabete di tipo 3
L’80% delle persone con Alzheimer ha insulino-resistenza, l’insulino resistenza è una manifestazione precoce di questa malattia e nel lungo periodo deteriora i tessuti centrali e periferici prima ancora della comparsa del diabete e della demenza stessa.
Inoltre, il consumo eccessivo di zucchero induce un peggioramento dei sintomi dell’Alzheimer rendendolo più aggressivo e veloce nel decorso clinico.
Alzheimer e Iperomocisteinemia
Livelli elevati di omocisteina nel sangue costituiscono un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer. Per ridurre l’omocisteina è necessario evitare l’uso eccessivo di alcol, caffè e fumo di sigaretta e adottare una dieta equilibrata con un corretto introito di vitamine del gruppo B. E’ consigliabile valutare attraverso esami ematici che non vi siano carenze di vitamina B6, B9, B12, e qualora si riscontrino livelli non sufficienti è opportuno utilizzare supplementi che contengano vitamine in forma attiva per fronteggiare l’eventuale presenza del poliformismo MTHFR. I risultati di alcuni studi scientifici mostrano come l’integrazione con vitamina B12, B6 e acido folico abbia portato a una riduzione dell’omocisteina plasmatica e dei livelli di atrofia cerebrale con miglioramento della funzione cognitiva.
Prevenzione a tavola
Riscoprire la vera dieta mediterranea può rallentare lo sviluppo dell’alzheimer, lo confermano numerosi studi scientifici tra cui uno recentissimo pubblicato a maggio 2018 su Neurology. In questo studio gli scienziati hanno riscontrato delle differenze nelle immagini cerebrali tra coloro che si attenevano alla dieta mediterranea e coloro che adottavano un’alimentazione occidentale in stile western diet.
L’immagine mostra le PET di due donne di 50 anni con un diverso stile alimentare: quella a sinistra segue una dieta mediterranea, nella PET notiamo una maggior presenza di aree rosse che indicano una più alta attività cerebrale mentre quella a destra una Western diet, nella PET notiamo una minor presenza di aree rosse.
Nelle immagini cerebrali dei partecipanti allo studio è stata riscontrata una maggior presenza di depositi di proteina beta-amiloide in coloro che adottavano un’alimentazione in stile Western Diet rispetto a coloro che seguivano una dieta mediterranea.
La dieta mediterranea è ricca in verdura, frutta, cereali integrali e pesce mentre la nell’alimentazione tipicamente occidentale si riscontra un eccesso di zuccheri, grassi saturi e carne rossa.
L’adozione di un modello alimentare sano è associato alla conservazione della struttura e della funzione cerebrale e a un declino cognitivo più lento.
Nella dieta quindi non devono mancare frutta secca oleaginosa che apporta vitamina E e grassi buoni, pesce azzurro il cui consumo è stato associato a una riduzione del rischio di demenza di Alzheimer grazie alla presenza di omega-3 in grado di ridurre i tassi di proteina beta-amiloide. Via libera anche agli alimenti contenenti coenzima Q10 in grado di ridurre lo stress ossidativo e migliorare la cognitività; ne sono ricchi cereali integrali, uova, broccoli, arachidi e sardine.
Fondamentale è anche il ruolo della vitamina D, la sua carenza è associata a un sostanziale aumento del declino cognitivo nei pazienti over 65.
Il consumo di alcol è da limitare in quanto questo rientra tra i principali fattori di rischio nella genesi delle patologie neurodegenerative compreso l’Alzheimer; lo conferma uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet Public Health nel quale i ricercatori sostengono che l’uso di alcol eserciti un danno cerebrale permanente.
Da evitare sono anche i grassi trans e tutti quei grassi che si trovano nei prodotti confezionati anche sotto la dicitura “grassi vegetali” poiché risultano essere pro-infiammatori.
Attenzione deve essere rivolta anche al modo in cui cuciniamo, sono infatti da evitare pentole e padelle in alluminio.
Esercizio fisico e mentale
Da non sottovalutare è il ruolo protettivo svolto dall’esercizio fisico e mentale. Tenere allenata la mente permette di mantenere attivo il cervello e di rallentare la perdita cognitiva. A questo proposito è stato messo a punto, dagli Istituti di neuroscienze e fisiologia clinica del Cnr e dall’Università di Pisa, il progetto “Train the Brain”, un percorso combinato di esercizi fisici e training cognitivi sottoposto a soggetti con deficit cognitivo lieve, predittivo di un potenziale sviluppo dell’Alzheimer. Il protocollo ha dato risultati positivi nell’80% dei soggetti trattati e verrà ripetuto in diverse città d’Italia.
In conclusione, una dieta equilibrata, unita ad attività fisica e ad un’appropriata stimolazione cognitiva risultano essere strategie fondamentali per favorire il benessere cerebrale e prevenire l’Alzheimer.
Bibliografia:
- Berti et al. “Mediterranean diet and 3-year Alzheimer brain biomarker changes in middle-aged adults” Neurology, 2018.
- Gardener et al. “The Role of Nutrition in Cognitive Function and Brain Ageing in the Elderly”, Curr Nutr Rep. 2018.
- Cheng et al. “B vitamin supplementation improves cognitive function in the middle aged and elderly with hyperhomocysteinemia”, Nutr Neurosci, 2016.
- Llewellyn et al. “Vitamin D and risk of cognitive decline in elderly persons”, Arch. Internal Med, 2010.
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